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Una delle prerogative della salute è senza dubbio quella di conoscere le condizioni individuali di ognuno nel contrastare le possibili interazioni tossiche che alterano le funzioni biochimiche, immunitarie, metaboliche e genetiche responsabili di una condizione patologica o predisponenti ad essa.
Il ruolo metabolico della vitamina D assume una valenza importantissima dal momento che una sua carenza può far vicariare l’intero organismo verso una condizione sindromica di disarmonia funzionale.
Nel sistema immunitario, la vitamina D agisce sia sui linfociti T e B, sia sulle cellule dendritiche, regolando la risposta immunitaria e riducendo le risposte infiammatorie. Il deficit di vitamina D aumenta il rischio di sviluppare una malattia infiammatoria cronica anche di tipo autoimmune. La VIT.D migliora i marcatori della “sindrome metabolica” ottimizzando la resistenza insulinica ed i livelli di Colesterolo.
https://www.dietology.it/index.php/area-dietologica/vitamine/carenza-di-vitamina-d
La vitamina D è costituita da un gruppo di 5 vitamine che hanno una struttura chimica simile tra loro. La compagine delle vitamine D è composta dalle vitamine D1, D2, D3, D4, D5. Tra queste, le vitamine più importanti per la nostra dieta sono la D2, (ergocalciferolo), e la D3, (colecalciferolo). La vitamina D è una vitamina liposolubile fondamentale per l’assorbimento del calcio, la crescita ossea e la salute del sistema immunitario.
Le fonti alimentari con il più alto livello di vitamina D sono il tuorlo dell’uovo, il burro, il pesce grasso, l’olio di pesce, le frattaglie, e i funghi esposti ai raggi UV. La carenza di vitamina D è un problema piuttosto diffuso poiché per alcuni potrebbe essere difficile ottenere una quantità adeguata di questa vitamina con la sola alimentazione. Fortunatamente, è possibile assumere la vitamina D anche con integratori alimentari, e, dato che questa è liposolubile, si consiglia di acquistare integratori da assumere insieme ad alimenti che contengono del grasso.
La Vit. D3 100.000 ui DIAMOND LIFE, va assunta giornalmente, dal momento che ha una emivita in circolo di 8/48 ore (dipende dai lavori analizzati). Mediamente si dimezza in 24 ore e la copertura dei suoi fabbisogni è indipendente dalla dieta. Quella assunta in mega dosi fa aumentare subito il livello nel sangue, ma non la rende disponibile quotidianamente nei tessuti, dove serve maggiormente. Questo è il motivo per cui alcuni studi scientifici hanno avuto risultati inconcludenti o negativi per quanto riguarda la vitamina D: hanno utilizzato dosi basse o mensili/trimestrali. Dopo qualche giorno la vitamina D si era azzerata, pur elevando il livello nel sangue, ma non risultando più disponibile nei tessuti.
La biodisponibilità del D3 colecalciferolo di DIAMOND D3 100.000 ui risulta elevata proprio nella sua forma liquida diventando attiva dopo le fasi di idrossilazione a livello epatico e renale, comportandosi come un vero ormone e agendo a livello intestinale per l’assorbimento attivo del calcio alimentare e contribuendo all’omeostasi della calcemia. 2000 ui al giorno sono assorbibili con una pipetta piena di DIAMOND D3 garantendo la minima richiesta fisiologica.
La carenza di vitamina D si evidenzia quindi anche nei malassorbimenti intestinali come la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa, la celiachia, la patologia epatica e renale, uso prolungato di farmaci come corticosteroidi ed anche nei sovrappesi o obesità in quanto il tessuto adiposo sequestra la vitamina D proporzionalmente alla sua massa.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32252338/
Il 90% circa della vitamina D presente nel nostro organismo deriva dall’esposizione solare, ma un numero sempre maggiore di studi conferma che esiste un ulteriore incomodo ad influenzare i livelli di vitamina D nel sangue: l’intestino. Le varie forme di disbiosi, alterazione della permeabilità intestinale, sindrome del colon irritabile sono fattori di rischio legati a doppio filo con la carenza della vitamina D che, a sua volta, ha un ruolo di tutto rispetto nel mantenimento dell’integrità della parete intestinale, nella diminuzione di infezioni ed infiammazioni del tratto intestinale, stimolandone il sistema immunitario locale, ma i risultati puntano i riflettori su altri due fattori di rischio:
1) Obesità, l’associazione tra obesità e bassi livelli di vitamina D3 è confermata da studi condotti su vasta scala; tra le cause da ricercare, una riduzione della produzione cutanea di vitamina D e una conseguente alterazione del suo metabolismo; infatti solo il 10% delle fonti alimentari copre il fabbisogno giornaliero della vitamina D, quindi una dieta bilanciata non è sufficiente a garantire un livello soddisfacente di quest’ultima.
2) Malattie infiammatorie croniche dell’intestino (MICI), definizione che comprende un gruppo di malattie infiammatorie croniche del tratto gastrointestinale in assenza di un agente infettivo, dalla colite indeterminata al morbo di Crohn.
Il legame specifico tra la vitamina D e il suo recettore specifico VDR, indispensabile per l’assorbimento del calcio e del fosforo sia a livello intestinale che renale, regola:
l’integrità e la permeabilità della membrana intestinale, aumentando la produzione delle giunzioni occludenti, determinanti non solo per la difesa del nostro organismo da microrganismi patogeni, ma anche per la riduzione del rischio ad esempio di asma e affezioni polmonari interstiziali.
l’omeostasi della flora batterica intestinale. I recettori VDR, difatti, sono presenti sulla superficie dei batteri probioti, i batteri buoni, la cui salute riveste un ruolo cruciale nel mantenimento dei microrganismi ospiti presenti: la disbiosi, ovvero uno stato di squilibrio microbico dovuto alla diminuzione dei “batteri buoni” e all’ aumento dei microrganismi patogeni, quindi una perdita della biodiversità intestinale, è co-responsabile nell’insorgenza di patologie infiammatorie croniche intestinali, aterosclerosi, sindrome metabolica, diabete mellito ecc.
il potenziamento e modulazione del sistema immunitario. Il sistema immunitario innato, insieme ai probioti, è la prima difesa contro i microrganismi patogeni: la vitamina D stimola la differenziazione dei monociti in macrofagi, modula l’attività delle cellule T e B, responsabili della seconda linea di difesa specifica dell’organismo, il cui squilibrio è alla base delle malattie autoimmuni, e la produzione di cellule dendritiche, ovvero delle cellule che presentano e innescano la difesa mediata dalle cellule T-Helper, produttrici di anticorpi.
Comitato scientifico studio e ricerca Diamond Life
Giuseppe Dr. Gianfrancesco Ph.D