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Composizione dei principi attivi contenuti nel BIOBASIC fondamentali nella gestione immunitaria preventiva e sinergica nei trattamenti complementari da condizione attiva COVID 19.
Nell’attuale situazione pandemica della malattia da coronavirus (COVID-19), si assiste ad una corsa frenetica sullo sviluppo di vaccini e farmaci specifici per tentare di sconfiggere il virus. Gli approcci terapeutici contro il COVID-19, sono per lo più incentrati sulla gestione della sua immunopatologia anche se sono in corso diversi studi sull’uomo per valutare i profili terapeutici di alcuni farmaci già approvati per altre malattie in combinazione con integratori alimentari come vitamina C, vitamina D, vitamina B 12, probiotici, prebiotici, zinco, aminoacidi ed altri supporti. Una serie di azioni coordinate tempestive sono necessarie per una risposta immunitaria efficace contro le infezioni virali. D’altra parte, l’invecchiamento del sistema immunitario, comporta anche una risposta tardiva nei confronti del patogeno, dal momento che con l’età, le cellule adattive diventano più lente nello sviluppare risposte antigene-specifiche a nuovi aggressori secondari. L’approccio terapeutico più efficace nel corso della malattia sembra essere anche una tempestiva terapia di supporto. La morbilità e la mortalità della malattia è maggiore, soprattutto nei pazienti anziani con una ridotta funzione immunitaria, negli individui con carenze nutrizionali e nelle persone con malattie croniche. Come per altre malattie acute, anche il processo catabolico del Covid-19 continua, inficiando il normale apporto di proteine che, diventando insufficiente, non supporta il pieno recupero metabolico. La promozione di riduzione dello stress ad opera di amminoacidi specifici come la cisteina, l’arginina e la glutammina, migliora l’immunità e i processi di assorbimento dei nutrienti soprattutto nei soggetti presentanti il virus. Agendo come molecole di segnale e di mediatori a livello cellulare, questi amminoacidi sono noti per regolare molte funzioni nella cellula e di conseguenza aiutare il recupero, ricordando anche che la glutammina è un precursore del glutatione, un potente antiossidante prodotto a livello endogeno. I supporti integrativi dei quali oggi si dispone, è documentata da diversi studi scientifici approvati, che evidenziano come un supporto integrato è fondamentale per il contrasto delle complicanze e, se adottato tempestivamente, risulta essere specifico per ottenere un minor rischio di evidenziare tali condizioni patologiche.
Lo zinco ad esempio, è essenziale per molteplici funzioni cellulari, IMPLICATE nell’omeostasi e nell’infiammazione incluso il mantenimento della salute immunitaria svolgendo un ruolo preponderante nell’immunità antivirale; agendo come molecola di segnalazione, come agente antinfiammatorio, e come membrana stabilizzante antiossidante.
Nell’infezione da SARS-CoV-2, dove un massiccio rilascio sistemico di citochine proinfiammatorie (interleuchina (IL) -1b, IL-6 e il fattore TNF-α) contribuiscano alla sindrome da stress respiratorio acuto tipico dell’insorgenza patogena del virus, lo zinco non solo gioca un ruolo importante nella produzione di IL-2 e IFN-γ, (attive con un ruolo cruciale nella distruzione di vari agenti patogeni), ma risulta attivo nella stimolazione dei macrofagi a produrre IL-12, la quale attiva le cellule natural killer e le T citotossiche, particolarmente importanti nel riconoscimento e distruzione di cellule infette da virus.
Poiché lo Zinco è indispensabile per avere una forte risposta immunitaria, il deficit persistente può abbassare considerevolmente l’immunità antivirale innata e adattativa.
Un altro ruolo chiave nella risposta allo stress immunitario, lo gioca il sistema immunitario enterico, che agisce da modulatore nei confronti delle aggressioni batteriche e virali.
L’infezione da COVID-19 influenza negativamente l’anatomia e la fisiologia del tratto gastrointestinale attaccando il microbiota intestinale che, nei pazienti COVID-19 risulta modificata in modo depauperativo con una crescita di agenti patogeni opportunistici e conseguente riduzione di batteri benefici positivamente correlati con la gravità delle infezioni da COVID-19.
I vaccini sono trattamenti promettenti per prevenire le malattie infettive virali; tuttavia, la loro efficacia può essere limitata da mutazioni nei virus a RNA, come osservato ad esempio per il virus dell’influenza.
Le comunità microbiche (batteri, funghi, virus e protozoi) nel tratto gastrointestinale umano, nei polmoni, nella pelle e nella bocca, esistono in una relazione commensale con le cellule ospiti, svolgendo così un ruolo importante nel mantenimento della salute. Il microbiota gastrointestinale ha la capacità di interagire con le cellule umane, comprese quelle immunitarie specifiche, influenzare la permeabilità intestinale e le funzioni di barriera, modulando così l’immunità mucosale e sistemica; oltre a promulgare effetti benefici sulle prime vie respiratorie.
Recentemente, è stata segnalata la presenza di microbi benefici nelle vie respiratorie inferiori, dove questi microrganismi competono con i patogeni riguardanti la colonizzazione delle cellule umane in diversi organi al fine di promuovere la salute dell’ospite. Ciò richiede un numero elevato di microrganismi benefici e qualsiasi squilibrio o interruzione di questo sistema può causare disbiosi, la quale può consentire agli agenti patogeni di causare malattie come infezioni del tratto respiratorio.
Il tratto gastrointestinale e il polmone sono due distretti del corpo che ospitano il microbiota; tuttavia, il polmone ha un modesto, ma importantissimo numero di microbiota rispetto a quello dell’intestino e, l’esistenza di comunicazioni bidirezionali tra intestino e polmone (asse intestino-polmone) è una realtà nello studio dei meccanismi di interazione tra due compartimenti attivi nella omeostasi immunitaria. Si ritiene che l’infiammazione gastrointestinale provochi un’infiammazione polmonare attraverso questa connessione. È stato dimostrato che la disbiosi del microbiota intestinale è collegata a diverse condizioni patologiche respiratorie e inoltre, sono stati osservati cambiamenti nella composizione del microbiota polmonare verso il microbiota intestinale in diversi disturbi respiratori. Uno dei meccanismi suggeriti alla base dell’interazione bidirezionale tra i sistemi del microbiota polmonare e intestinale è che la maggiore permeabilità del tratto gastrointestinale consente la fuoriuscita e la migrazione del microbiota intestinale al polmone, modulando il suo microbiota e quindi le sue risposte immunitarie. Inoltre, in questa comunicazione bidirezionale intestino-polmone sono coinvolti anche componenti microbici intestinali e metaboliti come i lipopolisaccaridi (LPS) e acidi grassi a catena corta (SCFA).
Questi ultimi vengono stimolati dall’assunzione dei nutrienti della microflora batterica: i FOS (fruttoligosaccaridi).
I FOS sono fibre solubili che vengono impiegati come prebiotici (sostanze indigeribili per l’uomo ma non per la flora batterica che colonizza l’intestino). I prebiotici possono anche avere un eccellente effetto potenziale sui sintomi gastrointestinali causati dal COVID-19, migliorando la crescita e la sopravvivenza dei probiotici.
I FOS esercitano un’azione benefica nei confronti del microbiota intestinale salvaguardandone la biodiversità e la funzionalità, esprimendo anche le sue potenziali funzioni come agenti immunomodulanti, antibatterici e protettivi mucosali.
Una volta assunti, i FOS raggiungono inalterati il cieco ed il colon, dove stimolano selettivamente la crescita e l’attività metabolica dei ceppi benefici, come i bifidobatteri. Questi batteri ad attività probiotica utilizzano gli zuccheri dei FRUTTOLIGOSACCARIDI per crescere e riprodursi, producendo a loro volta acidi organici a corta catena SCFA (acetico, lattico e formico) che inibiscono la crescita di patogeni.
Gli acidi grassi a catena corta esercitano un’attività mucoprotettiva, proteggendo le mucose intestinali dall’azione lesiva di potenziali sostanze irritanti e infiammatorie, modulando al contempo il normale turn-over degli enterociti.
L’azione antisettica dei FOS va attribuita sia alla produzione di acidi grassi a catena corta, alcuni dei quali con dirette funzioni antibatteriche, sia alla capacità di incrementare la vitalità di Bifidobatteri e Lattobacilli. Questi microrganismi sono infatti in grado di competere attivamente con i vari agenti patogeni, come clostridi e alcuni virus.
L’uso di FOS e la conseguente produzione di acidi grassi a catena corta, potenzia anche il profilo di assorbimento di minerali come il calcio, il magnesio, vitamina D e le vitamine del gruppo B.
Giuseppe Dr. Gianfrancesco Ph.D
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Effetto della supplementazione orale di l- glutammina sul trattamento con Covid-19
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