Condividi questo articolo
Sommario
Equilibrio del Ph e Salute
L’equilibrio del pH nel sangue rappresenta uno degli equilibri biochimici più importanti dell’organismo umano; pH è l’acronimo di “potenziale idrogeno” ed esprime il grado di concentrazione degli ioni idrogeno presenti in una sostanza o soluzione. È misurato in base ad una scala logaritmica e può assumere valori compresi fra 0 e 14. Valori alti indicano una maggiore alcalinità, mentre valori bassi sono indice di acidità.
L’importanza del valore pH è legata alla sua capacità di controllare la velocità delle reazioni biochimiche nel corpo umano: velocità di reazione e del flusso elettrico.
L’alimentazione incide in misura determinante sul valore di pH e di conseguenza sulle funzioni metaboliche dell’organismo: sistema elettrico, attività intracellulare, attività enzimatica, minerali, vitamine. Le sostanze alimentari entrano direttamente nell’apparato digerente che svolge un ruolo fondamentale per il nostro benessere fisico.
L’apparato digerente, l’alimentazione e il suo impatto sul pH sono essenziali per lo stato di salute dell’organismo.
Origine di una acidosi cronica (tratto da L’iperacidosi cronica – Dr. Worlitschek, Dr. W. Gerz)
Nella pratica medica quotidiana si riscontra raramente una acidosi cronica, motivo per cui è considerata tuttora un problema marginale dagli esperti. Non si tiene conto però che l’acidosi rappresenta il punto di arrivo dello sviluppo di una intossicazione acida cronica. L’organismo produce continuamente acidi -anidride carbonica durante la respirazione cellulare, acidi grassi, amminoacidi, acidi chetonici. L’organismo sano è in grado di affrontare una grande quantità di acidi grazie all’attività renale, alla respirazione, che permette di bilanciare l’eccesso di acidi, e l’escrezione degli acidi tramite l’intestino e la cute.
È un problema puramente matematico se gli acidi vengono eliminati completamente oppure se l’organismo è costretto a depositare gli acidi non eliminati sotto forma di sali – un esempio semplice: l’attacco di gotta causato da cristalli di acido urico.
L’intossicazione acida può essere descritta nel modo seguente: in una prima fase le basi libere nell’organismo sono utilizzate per l’immediata compensazione degli acidi. Nel caso di una intossicazione acida persistente cala questa proprietà delle basi nel sangue. In una seconda fase si verifica lo spostamento del quoziente potassio- idrogeno.
Nella terza fase gli acidi in eccesso sono depositati temporaneamente a livello del tessuto connettivo e degli stati di cartilagine.
Se l’organismo non è poi in grado di eliminarli, i depositi temporanei si trasformano in depositi permanenti. I meccanismi di regolazione ricorrono infine alle riserve fisiologiche sottraendo anche i sali minerali depositati al tessuto osseo, al tessuto cartilagineo e ai denti. Si verifica la tipica demineralizzazione dovuta a iperacidificazione.
Infatti il rene, nostro sistema tampone e quindi, regolato del sistema acido-base del nostro organismo (sangue – liquidi extracellulari e intracellulari), utilizza il calcio circolante (turnover del calcio delle ossa) per deacidificare i nostri liquidi circolanti.
Con il termine acidosi latente (secondo Sgnder, pioniere della ricerca acido-basica) si indica la condizione nella quale le riserve di compensazione basiche nel sangue sono già state parzialmente consumate, ma non si è ancora verificata una variazione di pH.
Questo processo e soprattutto la demineralizzazione ad essa associata non hanno tuttavia lo stesso fattore patogeno di una acidosi manifesta. In molti pazienti con malattie croniche è stato possibile misurare un massiccio calo delle riserve basiche di compensazione: deficit di concentrazione, stanchezza cronica, nevralgie frequenti, congiuntivite cronica, allergie, carie, fragilità dei capelli e unghie, pirosi, affezioni muscolari e articolari, reumatismo.
Anche in presenza di una malattia tumorale si rileva quasi sempre una iperacidosi; un approccio terapeutico fondamentale è quindi la deacidificazione.
Soluzioni terapeutiche Cambiamenti dell’alimentazione
a) Alimenti basici o neutrali: frutta, verdura, patate, derivati della soja, tuorlo d’uovo, acqua minerale, tisane. Alimenti relativamente bilanciati sono: pane integrale, pasta integrale, fagiolini, miglio.
b) Alimenti acidi o acidogeni: carne, salsiccia, formaggio, ricotta, dolciumi, crostate, alcol, caffè, cioccolata, pomodoro.
c) Cambiamenti delle abitudini alimentari: masticare con cura, sedersi durante i pasti e non farsi prendere dalla fretta, evitare cibi troppo grassi e non consumarli troppo tardi la sera. Vivere in modo consapevole, diminuire lo stress, provvedere a una sufficiente attività fisica.
Apporto di integratori alimentari alcalinizzanti
Nella maggior parte dei pazienti non è sufficiente cambiare l’alimentazione ed è quindi decisivo l’apporto di sostanze alcalinizzanti come integratori alimentari. Statisticamente molti disturbi quotidiani quali ad esempio gastriti, dolori articolari, contrazioni muscolari, tachicardia, astenia e prurito risultano attenuati. Anche la fluidità del sangue migliora grazie al calo del fibrinogeno, premessa importante per prevenire infarti, ictus, patologie cardiovascolari. Le patologie da compromesso equilibrio acido base
Alcune manifestazioni patologiche che il medico di medicina generale molto spesso deve affrontare, riconoscono come causa comune un’alterazione del pH ematico ed intestinale. Un’alimentazione troppo ricca di alimenti acidogeni come pure stress, eccessivo affaticamento, diete drastiche, abuso di farmaci spesso causano modificazioni del delicato equilibrio omeostatico acido-base che è all’origine di manifestazioni patologiche molto comuni.
MANIFESTAZIONI PATOLOGICHE DA IPERACIDOSI
Stanchezza, iperidrosi, sudorazione acida Ipertensione e tachicardia, ipossia, arteriosclerosi Iperacidità gastrica, difficoltà digestiva, colite Artrite, reumatismi, miogelosi, osteoporosi Eczemi, dermatiti Stati infettivi, infiammatori ed allergici recidivanti Forte indebolimento delle difese immunitarie
La risposta naturale all’iperacidosi
Il modo naturale per ristabilire il corretto equilibrio omeostatico acido- base è quello di intervenire sull’alimentazione diminuendo l’assunzione di cibi acidogeni, ma nella maggior parte dei casi ciò non si rivela sufficiente e pertanto è necessario integrare con sali alcalinizzanti che sono in grado di riportare il pH a valori ottimali.
Nei complessi attualmente in commercio i sali alcalinizzanti sono dosati in maniera ottimale per raggiungere questo scopo terapeutico e viene privilegiato l’impiego di Sodio. Potassio. Calcio. Magnesio e Zinco.
Relazione del Dottor Angelo Maria Di Fede – Specialista in Allergologia e Immunologia Clinica