Condividi questo articolo
La doppia funzione della Vitamina D
Quali sono le sue funzioni?
Garanti di questa funzione sono due molecole tra loro “antagoniste”:
– ormone paratiroideo (PTH), prodotto dalle ghiandole paratiroidi
– calcitonina, sintetizzata dalle cellule parafollicolari della tiroide.
Concentrazioni plasmatiche di calcio troppo basse stimoleranno il rilascio di PTH, il quale darà inizio alla liberazione di calcio dal tessuto osseo, sia favorendo l’assorbimento del calcio assunto con gli alimenti a livello della mucosa intestinale (processo mediato dalla vitamina D3) che aumentando il riassorbimento del calcio dall’urina da parte dei tubuli renali.
Al contrario, alte concentrazioni di calcio nel sangue indurranno la liberazione di calcitonina favorendo il deposito di calcio nell’osso. A ciò contribuisce anche la capacità della calcitonina di stimolare l’enzima 1alfa-idrossilasi renale per garantire la presenza in circolo di vitamina D.
– Malattie autoimmuni: l’azione della vitamina D si è rivelata fondamentale dal punto di vista anti-infiammatorio e di omeostasi delle prostaglandine. Sembrerebbe infatti che la vitamina D sia molto utile nel contrastare gran parte delle malattie autoimmuni artrite reumatoide, tiroidite,osteite fibrosa- e anche patologie quali cheratosi attinica, morbo di Graves, tetania ipocalcemica, scleroderma, lupus eritematoso sistemico.
– Neoplasie: osservazioni epidemiologiche hanno riscontrato come le popolazioni più soggette alla carenza di vitamina D mostrino una più alta predisposizione a sviluppare neoplasie quali il carcinoma del colon, prostata e mammella. In particolare, da alcune metanalisi appare evidente la significativa correlazione negativa tra livelli sierici di vitamina D e rischio di tumore della mammella recentemente confermata in una casistica di donne in post-menopausa ed evidente soprattutto per valori i 25(OH)D inferiori a 50 nmol/l.
– Patologie cardiovascolari: la carenza di vitamina D potrebbe rappresentare un aggiuntivo fattore di rischio cardiovascolare: in presenza di bassi livelli di vitamina D sono stati osservati livelli mediamente più elevati di pressione sistolica, analogamente a quanto avviene in presenza di altri, più noti, fattori di rischio per ipertensione arteriosa. Rischi quasi 3-5 volte superiori di morte per scompenso cardiaco o di morte cardiaca improvvisa sono stati riportati in pazienti con 25(OH)D inferiori a 25 nmol/l rispetto a soggetti con livelli sierici superiori a 75 nmol/l, ovviamente dopo correzione per tutti gli altri fattori di rischio cardiovascolare.
– Diabete: due recenti meta-analisi concordano nell’indicare che ad un buono stato vitaminico D si associa una riduzione della prevalenza di diabete di tipo 2 e di sindrome metabolica. Non vi sono sinora evidenze certe dell’utilità della supplementazione con vitamina D nel diabete di tipo 2: tuttavia, in pazienti con scompenso glicemico a digiuno, la supplementazione giornaliera con 700 UI di vitamina D3 e 500 mg di calcio ha attenuato il previsto peggioramento con l’età della glicemia a digiuno e di un indice di resistenza insulinica.
– Infezioni respiratorie: recenti studi hanno suggerito che la vitamina D svolge un ruolo importante nell’immunità innata, in particolare nella prevenzione delle infezioni del tratto respiratorio.
– Patologie cutanee: studi recenti hanno mostrato che la vitamina D svolge un’azione fondamentale anche nel mantenere l’integrità e la salute della nostra pelle e la sua carenza è stata correlata all’insorgenza di diverse patologie cutanee quali la psoriasi, la dermatite atopica e la vitiligine. In particolare, è stato osservato che la vitamina D svolge un ruolo chiave nei processi di produzione di peptidi antimicrobici cutanei e di citochine ad azione antinfiammatoria, due gruppi di sostanze coinvolte nell’insorgenza e sviluppo di alcune patologie cutanee.
– Muscolo: la vitamina D è in grado di stimolare la produzione di proteine muscolari e di favorire il trasporto del calcio essenziale nella contrazione muscolare. I recettori per la vitamina D sono infatti presenti sulle cellule muscolari e questo ci fa capire come una corretta supplementazione sia indispensabile nei soggetti sportivi. Inoltre, dato il diminuire della loro espressione con l’avanzare dell’età, anche i soggetti anziani dovrebbero seguire dei protocolli di integrazione abbastanza rigidi. L’ipovitaminosi D è infatti associata a miopatia prossimale (difficoltà ad alzarsi dalla sedia, impotenza funzionale nel portare le braccia sopra la testa), sarcopenia e riduzione della forza muscolare, con disturbi dell’equilibrio e con conseguente aumento del rischio di cadute e quindi di fratture, specie in età senile.
– Sistema Nervoso: forti influenze sono state riscontrate anche in ambito neurologico dove carenze di vitamina D sono state spesso associate a stati depressivi e problemi umorali.
Il restante 20% proviene invece dall’assunzione di alcuni alimenti quali:
Olio di fegato di pesce
Pesci grassi
Fegato di vitello e vitellone
Uova
Latte e derivati
Funghi
Purtroppo, numerosi fattori quali:
–L’inquinamento atmosferico (il biossido di zolfo, uno dei principali componenti dell’inquinamento atmosferico, assorbe la radiazione ultravioletta)
– L’età (Le persone di 70 anni producono quattro volte meno vitamina D di un uomo più giovane, in quanto la quantità prodotta dipende anche dallo spessore della pelle e quella degli anziani è più sottile)
– L’indice di massa corporea o BMI (a parità di esposizione solare nelle persone obese circola meno vitamina D perché essa tende ad essere immagazzinata nel tessuto adiposo)
– L’uso di creme protettive (l’uso di un fattore di protezione 15 potrebbe ridurre del 99% la produzione di vitamina D.
– I vetri (il vetro assorbe tutte le radiazioni UVB: chi passa le giornate dietro a una finestra non avrà alcun effetto sulla sintesi di vitamina D)
Il motivo principale di tale inconsapevolezza, sta nella mancanza di controlli appropriati – solo recentemente infatti lo screening della vitamina D sta cominciando ad essere inserito nelle analisi di routine -.
Cosa fare in caso di carenza conclamata?
Per prima cosa definiamo i valori range per definire questa situazione:
>10 nanogrammi/ml una situazione di grave insufficienza
In questi casi è assolutamente necessario procedere con un’integrazione adeguata e personalizzata che preveda integratori tra loro complementari e in grado di aumentare ed ottimizzare la reciproca biodisponibilità.