Condividi questo articolo
Sommario
Alimentazione Sana e prevenzione dell’Acidosi
– Maimonides, Rabbino, Filosofo e Medico Olistico del Sultano Egiziano –
L’ACIDOSI METABOLICA
- Manifesta, più grave
- Latente, più lieve e subdola
- SNC: cefalea, confusione mentale, sonnolenza
- Cuore: tachicardia, aritmia
- Polmoni: dispnea, tosse, asma, infezioni recidivanti
- Intestino: alvo alterno, nausea, vomito
- Muscoli: crampi muscolari, mialgie
- Tessuto osseo
- Denti
L’alterazione inizia a livello cellulare (nucleo acido e citoplasma basico) e si estende a livello extracellulare, dove si trovano capillari, fibre nervose, cellule immunocompetenti, fibroblasti, mastociti, GAGs, PGs, collagene, elastina, laminina, fibronectina, con trasformazione del «SOL» in «GEL». Con la trasformazione progressiva in «GEL» della matrice, le reazioni enzimatiche vengono ostacolate e i prodotti di scarto rimangono intrappolati provocando infiammazione. Inoltre i GAGs vengono alterati con aumento delle cariche negative, per cui legano più molecole di acqua. Tutto ciò causa perdita di flessibilità ed elasticità per imbibizione con comparsa di sintomi algici. L’acidosi metabolica si instaura lentamente e, sino a quando il sistema di regolazione possiede sufficienti minerali alcalinizzanti (vitamine e antiossidanti per tamponare lo scompenso ed eliminare gli acidi prodotti dal catabolismo cellulare), l’organismo si mantiene in salute. Non si tratta di sintomi acuti, ma di un corollario sintomatologico aspecifico.
L’acidosi latente coinvolge il connettivo presente in tutti i tessuti e in tutti gli organi e si ripercuote sul tessuto osseo, favorendo un aumento degli osteoclasti a spese degli osteoblasti (osteoporosi). È sufficiente una piccolissima diminuzione del pH (0,1) per raddoppiare la velocità del riassorbimento osseo. Questa condizione pregiudica, inoltre, l’equilibrio vitale cellulare, basato su un nucleo che deve presentare un pH acido e un citoplasma con pH basico. Se il liquido extracellulare diventa acido, questa acidità penetrerà all’interno della cellula alterando il pH del citoplasma e creando i presupposti per le cosiddette malattie incurabili: malattie da degenerazione cellulare.
COSA FARE PER NON ANDARE IN ACIDOSI METABOLICA?
1. Aumentare il consumo di alimenti ricchi di fito-estrogeni: lignami e iso-flavoni che si trovano nei semi di lino, nella soia, nei cereali integrali, nei le-gumi, nei cavoli, nei frutti di bosco, nelle noci, nelle alghe.
2. Ridurre il consumo di zuccheri: fanno aumentare la glicemia e, quindi, l’insulina con diminuzione della produzione delle SHBG (Sex Hormone Binding Globulin).
3. Privilegiare alcuni condimenti: olio di oliva extravergine spremuto a freddo, olio di girasole spremuto a freddo, olio di colza, olio di lino, olio di camellina.
4. Assicurare l’apporto di nutrienti: il tutto per facilitare il buon funzionamento dell’insulina. Questo è favorito dalle fibre solubili presenti nella frutta, nei legumi e dalle fibre insolubili contenute soprattutto nei cereali e nelle verdure. Utili sono anche gli acidi grassi Omega-3 che si trovano nel pesce, nei semi di lino, nella soia, nell’erba portulaca deracea, così come il cromo presente nel lievito di birra e come la vitamina B6 contenuta nei cereali integrali.
5. Aumentare il consumo di ortaggi: come il cavolo, il cavolfiore, i cavoletti di Bruxelles, i ravanelli, le rape, la rucola e ogni altro componente della famiglia delle crocifere, le quali contengono sostanze capaci di modificare positivamente il metabolismo ormonale.
L’INTESTINO: UNA “VERA FORNACE ENERGETICA”
Da quanto detto, è evidente che l’intestino assume un’importanza fondamentale nella fisiopatologia del nostro organismo, comportandosi come una vera “fornace energetica” che, per funzionare bene, deve avere un pH neutro (tra 6-7). Se questo diventa acido (3-5), il motore va in “tilt”, determinando un assorbimento degli antigeni normalmente presenti nel lume intestinale. È l’alimentazione che incide in misura determinante sul valore del pH e, di conseguenza, sulle funzioni metaboliche, regolando l’attività intra ed extra cellulare, quella enzimatica e il turnover delle vitamine e dei minerali. Un’alimentazione il più possibile neutrobasificante, ha come scopo proprio quello di mantenere intatte le riserve alcaline dell’organismo.
pH DEL SANGUE
Il pH esprime il grado di concentrazione degli ioni di idrogeno presenti in una sostanza o soluzione. La sua importanza è legata alla capacità di controllare la velocità delle reazioni biochimiche nel corpo umano. Uno degli equilibri biochimici più importanti dell’organismo è quello del pH del sangue che deve variare tra 7,36 e 7,46. L’ideale è tra 7,38-7,39. Bastano piccolissime diminuizioni del suo valore standard per generare il manifestarsi di sintomi clinici obiettivabili sempre più gravi, fino ad arrivare al pericolo di coma, o addirittura di morte, per livelli al di sotto di 7,10. Il pH sanguigno è pressoché stazionario grazie alla costante azione dei sistemi tampone, polmonare e renale in primo luogo; lo è meno quello di altri distretti corporei come quello tissutale (intracellulare/extracellulare), quello salivare e quello urinario. Mediante il controllo del pH urinario possiamo verificare lo stato del pH extracellulare (essendo quasi impossibile valutare quello intracellulare).
QUANDO IL pH È ACIDO?
Ecco come interpretare i dati di un analisi del pH urinario che, come detto, è indicativo dello stato del pH dell’intero organismo (Figura 1): i valori vanno da 1 a 14, dove un pH da 7 a 1 esprime un grado crescente di acidità; un valore di 7 è neutro, e rappresenta un punto di equilibrio tra acidi e basi; da 7 a 14 si assiste a un aumento di basicità, cioè una sempre minore acidità. Per ottenere una misurazione del pH il più attendibile possibile, occorre effettuarla nei seguenti momenti della giornata: sulla seconda urina del mattino, prima di pranzo, prima di cena. Il suo valore ideale è 7,2. Se si riscontrano valori inferiori a 7, allora si è in presenza di un pH acido; sotto il 6, è fortemente acido e ciò rappresenta un campanello d’allarme che potrebbe indicare una condizione di acidosi metabolica.
COME CORREGGERE L’ACIDOSI
L’acidosi metabolica latente può essere controllata e corretta attraverso pochi accorgimenti. Occorre, innanzitutto, limitare cibi acidificanti, prediligendo invece quelli alcalinizzanti o neutri. È altresì fondamentale correggere il proprio stile di vita: sedentarietà e stress favoriscono l’insorgere dell’acidosi. In ultimo, l’assunzione di carbonati e citrati, secondo le dosi prescritte dal medico, può aiutare a tenere sotto controllo questa condizione.
Quanto più l’alimentazione sarà squilibrata (acida), tanto più i valori tenderanno verso l’acidosi.
Per combatterla si devono consumare alimenti alcalinizzanti. Bisogna però distinguere tra alimenti acidi e acidificanti: molti cibi o bevande al pHometro risultano acidi, ma portano tuttavia alla formazione di sali alcalini, grazie alla presenza di acidi deboli.
Così avviene infatti con la frutta, dove gli acidi deboli (citrico, malico, tartarico, ecc.) durante la digestione vengono ossidati dando origine ad acido carbonico (debole), il quale si dissocia facilmente formando dei carbonati (carbo-nato di sodio, carbonato di potassio, carbonato di calcio, ecc.).
Va però detto che alcune persone metabolizzano male questi acidi deboli, specialmente nelle stagioni fredde, andando incontro a iperacidosi. Questi soggetti vengono definiti omeopaticamente neuro-artritici e corrispondono, grosso modo, alla costituzione fluorica e fosforica: per loro è consigliabile l’assunzione di notevoli quantità di frutta e verdura resca, e di altri alimenti neutri e alcalinizzanti (Tabella 1). Da evitare, invece, alimenti e comportamenti che possono essere causa di acidità (Tabella 2).
Un discorso a parte va fatto anche per le persone affette da tumore, che sono ancora più esposte all’acidosi metabolica poiché, come dimostrato da Hein-rich Kremer e Alfred Hassing, le cellule tumorali per riprodursi utilizzano la glicolisi anaerobica che rilascia acido lattico. I farmaci chemioterapici producono inoltre dei considerevoli residui acidi. È quindi altamente consigliato, per chi soffre di tali patologie, evitare totalmente alimenti acidificanti, come farine doppio zero, dolciumi, latte vaccino, cioccolato, ecc.
PRINCIPALI MECCANISMI COMPENSATORI
Il sistema polmonare, scambiando in continuazione ossigeno e anidride carbonica, elimina soprattutto gli acidi volatili, detti anche acidi deboli poiché si dissociano facilmente, dando origine a acqua e anidride carbonica, che poi viene eliminata ad ogni atto respiratorio.
Si tratta di un sistema molto efficiente, in grado di modificare nel giro di pochi minuti un pH alterato, sempre però entro intervalli non molto ampi perché è limitato da alcuni fattori come i chemiorecettori che innalzano e abbassano la frequenza respiratoria a seconda della percentuale rilevata di anidride carbonica. Tanto più questa si avvicina alla normalità, tanto meno viene stimolata la ventilazione: se ad esempio il pH si abbassa da 7,40 a 7,20, il sistema respiratorio lo può innalzare nel giro di pochi minuti, ma solo fino a 7,30 e non sino a 7,40.
Il sistema renale ha un’azione più lenta, ma più completa, perché non si ferma prima di aver raggiunto il valore di 7,40, per il quale possono servire diversi giorni e, in casi particolari, anche mesi. I reni controllano l’equilibrio acido-base con un meccanismo complesso: le varie attività metaboliche corporee producono anidride carbo-nica che, per azione della anidrasi carbonica, accelera il processo di combinazione con l’acqua per formare acido carbonico e ione H+, che viene secreto all’esterno del tubulo.
La reazione è la seguente:
CO2 + H2O → H2 CO3 → HCO3-+H+
Questo è il principale sistema tampone dell’organismo.
Tra le sostanze tamponanti presenti nel liquido tubulare, i più importanti sono i fosfati e l’ammoniaca.
ALTRI SISTEMI TAMPONE DELL’ORGANISMO
Oltre a quelli principali, disponiamo di diversi sistemi tampone per regolare la fluttuazione del pH:
1) Bicarbonati
2) Fosfati
3) Proteine plasmatiche
4) Emoglobina e ossiemoglobina
Questi sistemi tampone agiscono in maniera differente: i bicarbonati sono efficaci più per le possibilità di essere regolati sia dai reni che dai polmoni, che per i valori di pH in cui risultano maggiormente attivi; i fosfati hanno un range di pH migliore, ma sono presenti in concentrazioni minori, tranne che nei tubuli renali e nel liquido intracellulare. Gli altri sistemi tampone, come le proteine plasmatiche e l’emoglobina, hanno una notevole importanza per il controllo del pH sanguigno e del pH intracellulare.
CORREZIONE DEL pH
I meccanismi elencati agiscono perfettamente se esistono sufficienti “basi” per tamponare la formazione di scarti metabolici acidi. In caso di ridotta disponibilità di bicarbonato, l’organismo deve invece far ricorso a sali che normalmente hanno altre funzioni, in particolar modo i fosfati e il calcio presenti nelle ossa. Il fosfato calcico, componente fondamentale delle ossa, si rende maggiormente solubile a pH ematico acido. Questo è il motivo per cui l’acidosi metabolica facilita la demineralizzazione calcica (osteoporosi). L’organismo infatti è disposto a sacrificare apparati e organi relativamente meno importanti, quali lo scheletro, pur di mantenere un corretto pH.
Per evitare che l’organismo intacchi il tessuto osseo, ribadiamo la necessità di aumentare gli alimenti alcalini, quali frutta e verdura, e limitare quelli acidi e acidificanti, come carne, formaggi, salumi. Per non sovraccaricare l’intestino di fibre, causa di gonfiori, flatulenza e irritazione del colon in pazienti con l’intestino delicato, un sistema di emergenza è costituito dai centrifugati: per esempio, 1 mela + 3-4 carote + 1 bana-na + 1 bicchiere di latte di soia o riso.
Altra scelta terapeutica è la supplementazione tramite polveri a base di carbonati, bicarbonati e citrati, ottimi per la facilità con cui vengono assorbiti e resi disponibili all’azione tamponante, grazie a una costante di dissociazione (pK) che li rende molto simili e vicini al pH sanguigno.
Nelle iperacidosi croniche, con un pH urinario attorno a pH-5, una supple-mentazione di citrati e/o bicarbonati protratta su un lungo periodo (almeno 6 mesi), consente un’importante ricarica di basi per i sistemi tampone dell’organismo.
EVIDENZE SCIENTIFICHE
Una ricerca condotta su 994 donne, di età compresa tra i 45 e i 49 anni (Figura 2), ha dimostrato che seguendo una dieta ricca di zinco, magnesio, potassio, fibra e vitamina C (nutrienti che abbondano nei vegetali), si ottiene una maggiore densità ossea: lombospinale e femorale. Un altro recente studio ha dimostrato il valore della supplementazione di potassio citrato, suddividendo 60 donne in menopausa in due gruppi: uno con una dieta ricca di sale + placebo, e l’altro, di sale + potassio citrato. Il calcio urinario (causa di osteoporosi), è risultato molto più alto nel primo gruppo (Figura 3).
CONCLUSIONI
L’alimentazione è fondamentale perché, solo se è ricca in fibre vegetali e povera in carni e grassi animali, è in grado di ridurre la produzione, da parte della flora intestinale, di enzimi che catalizzano la conversione di sostanze precarcinogene in carcinogene: azoreduttasi, nitroreduttasi, 7-alfa-deidrogenasi e colesterolo deidrogenasi.
(1) Il primo a parlare di acidosi metabolica e, quindi, di rapporto tra cibo ed equilibrio acido/base fu il Dott. Berg (1873-1936).
Leaking Gut Syndrome
L’acidosi metabolica determina l’alterazione della permeabilità intestinale con conseguente diminuzione della sua capacità di permeabilità selettiva e, quindi, sovraccarico del sistema immunitario delle Placche di Peyer e perdita della sua efficienza.
Questa maggiore permeabilità permette a tossine, batteri, funghi e parassiti di superare la barriera protettiva ed entrare nel torrente circolatorio.
Se la quantità di queste sostanze supera la normale capacità detossificante del fegato si creano varie sintomatologie, preludio di malattie più gravi: autoimmuni, degenerative, neoplastiche.
di ANGELO MARIA DI FEDE Medico Chirurgo, Specialista in Allergologia e Immunologia Clinica – Parma